martedì 1 giugno 2010

LAST BUT NOT LEAST...COMMENTO AL BLOG!

A distanza di 3 mesi dal nostro primo post, e al (per ora!) termine di questa esperienza di blog decisamente particolare, non ci resta che fare un bilancio di quello che abbiamo appreso sul computer attraverso questo modo così decisamente fuori dal comune di fare l'”esame di informatica”!

Occorre anche ricordare, prima di aggiungere qualsiasi cosa, che io sottoscritta Elisa Cioni (e forse il mio collega Andrea sarà solidale con me) faccio parte della categoria Zoccolo Duro molto più intensamente di quanto io stessa creda, e forse non me ne staccherò mai del tutto, nonostante l'impegno per evolvere tecnologicamente...


Personalmente però devo ammettere che non è stato male...


In fondo non mi ero mai cimentata in qualcosa del genere, e soprattutto all'inizio ho trovato delle difficoltà...non solo per capire come era organizzato un blog, come sfruttarlo al meglio ecc., ma anche per decidere cosa inserire in questa sorta di “diario personale online” che potesse essere piacevole ed interessante anche a lettori esterni...

Sia io che Andrea abbiamo cercato di mettere insieme i nostri interessi comuni, soprattutto in termini di libri e film, per pubblicare post di volta in volta inerenti a trame di romanzi o trailer di film, ma che avessero tutti (o quasi) un filo comune: l'amore e la passione per la scienza medica, per tutto quello che essa rappresenta per chi ha bisogno e per chi, come noi, desidera imparare ad essere un Medico con la M maiuscola, preparato in quanto laureato in Medicina, ma al contempo presente e solidale in quanto uomo...nonostante il nostro essere piccoli davanti ai grandi eventi del mondo (e il titolo del blog, “Hobbiville Medical Division” rappresenta anche questo!)


In questo senso fare il blog e seguire gli assignment del prof è stato utile per scoprire siti, e dunque nuove opportunità, per tenersi informati e aggiornati, o anche solo per comprendere meglio cose non capite...mi riferisco a PubMed, che mi ha dato l'impressione di essere una fonte interessante di informazioni, da tenere senz'altro di conto per il futuro!


Ovviamente tra i post non sono mancati quelli più scherzosi e irriverenti, per non dire stupidi – ma in fondo siamo solo dei ventenni senza cervello, e non riusciamo a fare i seri troppo a lungo!! :p


Insomma, un'esperienza che, dati i presupposti di “esame di informatica”, è stata direi inaspettata e sorprendente...ma non certo negativa!!! :D


Ok.. ora, diciamoci la verità: quello di serio che c'era da dire lo ha detto l'Elisa (si, lo so, da un ex classicista forse non ci si aspetterebbe un articolo davanti ad un nome proprio di persona, ma io son toscano, per la precisione di quel buco di Campi Bisenzio, ergo, passatemelo) e quindi a me non rimane che tirare le somme della parte scherzosa.

Lavorare a questo blog è stato un po' come mettersi a nudo davanti alla nostra incapacità totale di gestire il mondo informatico ed i suoi molteplici linguaggi. Vincenzo Bello, quel cotonoso cesto di capelli (ormai fuggiti e rimpiazzata da un look militaresco) che affettuosamente abbiamo soprannominato Professore Onorario di Informatica, potrà benissimo testimoniare lo "sclero" di cui siamo stati pure protagonisti io e la mia collega in aula informatica il giorno che, per somma grazia del suddetto (Dio lo abbia in gloria) siamo riusciti a strapparla alle vincolanti limitazioni burocratiche pur di fare gli assignment commissionatici; e con lui forse potranno testimoniare anche i nostri altri colleghi che hanno dovuto sorbire le urla dell'esimia che non riusciva a gestire il mouse di uno dei computer...


Mettersi però a nudo di fronte a questa incapacità è servito a farci imparare due cose fondamentali, a mio avviso. Una, la più importante: non fermarsi. Per quanto il lavoro possa essere difficile, complesso, noioso perché non siamo capaci di svolgerlo (e per questo, come la famosa volpe con la famosa uva, diciamo che è noioso appunto, inutile, poco appetibile)...

Ma l'altra grande scoperta che ci si presenta davanti, che ci ha accompagnato in questo cammino è stata, almeno per me, la realizzazione che l'autoironia che si è in me sviluppata nell'affrontare un compito così atipico è una grande risorsa. Imparare a ridere anche di ciò che non siamo in grado di fare, imparare a non aver paura di ammettere i propri limiti, a confessarsi "abitanti di Zoccolodurolandia" fuggiaschi e clandestini nella terra di "Sol'informaticalaelasopureapplicarelandia" e scoprirsi, poi, almeno lontanamente imparentati con questi ultimi.. beh, signori, fa un bell'effetto...


Soprattutto a quest'esperienza va un merito indiscutibile: insegna di certo a fare le cose in modo atipico... anche perché molte volte, fare le cose come "si deve" non è il modo migliore per farle...



Elisa ed Andrea...



martedì 11 maggio 2010

Istologia on the web - una specie di assignment 7 e 8...

Come suggerito dal prof. Formiconi nell'assignment 7, sapere condividere pensieri ed idee attraverso uno strumento incredibile ed estremamente efficiente quale è Internet, costituisce una grande opportunità per tutti coloro che, nel proseguire lungo i duri anni di studio universitari, hanno bisogno di confrontarsi con compagni e (anche) professori, evitando di basarsi solo ed esclusivamente su ciò che trovano sui libri o sulle fotocopie passate da chi sa chi e tramandate attraverso gli anni...in effetti rimanere su questo livello è un pò riduttivo...e per arrivare a capirlo io che sono uno zoccolo duro :) ...

Sul sito suggerito dal prof (The Cronicle of Higher Education) ci sono una marea di articoli pubblicati da docenti e studenti che abbracciano i più diversi e svariati argomenti e che, tutto sommato, danno l'idea di uno "spazio virtuale" (quello del sito in questione) dove ci sia davvero un'interazione professore/studente...è interessante l'idea del blog BRAINSTORM
all'interno del sito, con un nome che è già un programma (letteralmente significa "tempesta di cervelli"); un vero e proprio spazio dove riversare le proprie idee affinché anche altri ne possano usufruire...una sorta di bacheca di Facebook...ma decisamente più seria!

Tra tutti i possibili punti di vista da cui questo argomento può essere guardato ed analizzato, mi soffermo su questo: penso che sia davvero importante per noi studenti (soprattutto in previsione del lungo percorso di studi che ci attende) ricordare che occorre uno scambio concreto di informazioni e materiale con i professori che vada anche un pò al di là delle semplici nozioni...in parte questo scambio avviene - con le diapositive e le immagini a disposizione sui siti dei vari Dipartimenti - ma è augurabile che in futuro si arrivi più ad un concetto di "Risorse Educative Aperte" (traduco così le OER citate dal prof!) che siano davvero tali!

Non aver chiaro un argomento (uno qualsiasi), e sapere di poter accedere a Internet e poterlo trovare spiegato in cento modi diversi è un'opportunità che mille fotocopie tramandate non potrebbero mai sostituire!
Metto quindi qui sul post, a usufrutto di tutti noi che ci aggingiamo a dare sto famosissimo e temutissimo (a ragione) esame di Istologia, alcuni video più o meno utili per il "ripasso visivo" dei vetrini, sottolineando come il professore che li ha messi a disposizione su YouTube rappresenti un esempio tra i tanti di ciò che si intende per risorse aperte a tutti!

Buona visione! Elisa :)







venerdì 7 maggio 2010

Premio Strega: dove, come, quando

Carissimi, siete ormai tutti consapevoli del fatto che io e Andrea siamo "abbastanza" (per non dire troppo!) negligenti nel tenere aggiornato il blog...e questo è un dato di fatto...
...ma che volete farci...siamo impegnati, sempre a studiare...XD

Comunque, tralasciando tutto ciò, dedico questo nuovo post - nonché il primo di maggio - al Premio Strega, uno dei più importanti premi letterari italiani che ogni anno permette al pubblico di conoscere nuovi scrittori emergenti (dei veri talenti a volte!) che altrimenti rischierebbero di rimanere nell'ombra.
Ma partiamo dalla storia...

Le origini del Premio Strega risalgono addirittura al 1947 quando, nel salotto letterario di Maria e Goffredo Bellonci (rispettivamente scrittrice e giornalista) iniziarono a riunirsi alcuni intellettuali, chiamati successivamente "gli Amici della Domenica", che, nel tentativo di uscire dagli anni della guerra e di ritrovare una "normalità" in termini letterari e culturali, diedero vita al Premio, con il contributo di Guido Alberti che (guarda un pò!) era il proprietario della famosa azienda Strega che tutt'oggi sostiene la Fondazione Bellonci e il concorso...ma guarda un pò se un premio letterario poteva essere ispirato e sponsorizzato da un liquore!!

Col tempo le modalità di svolgimento del Premio sono rimaste pressoché immutate e, a tutt'oggi, gli Amici della Domenica costituiscono un gruppo di 400 giurati (si annoverano tra essi anche nomi famosi: De Filippo, Moravia, Pasolini...), che selezionano i libri proposti -ogni libro deve avere l'approvazione di almeno due giudici- e in due tornate eleggono prima i finalisti e poi il vincitore. Il premio va rigorosamente ad un libro di narrativa in prosa di un autore italiano che sia stato pubblicato tra il 1° maggio dell'anno precedente e il 30 aprile dell'anno in corso, e il Premio viene assegnato il primo giovedì di luglio presso il Ninfeo di Villa Giulia a Roma.

Nel tempo moltissimi autori italiani, diventati poi veri e propri pilastri della narrativa italiana contemporanea, hanno partecipato a questo premio; cito solo per dovere di cronaca:

"I racconti" di Alberto Moravia
"Il gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
"La chiave a stella" di Primo Levi
"Il nome della rosa" di Umberto Eco

e ancora molti altri scrittori illustri!

Personalmente vi consiglio gli ultimi tre libri vincitori del concorso:

Come Dio Comanda, di Niccolò Ammanniti, di cui è stato fatto un film BELLISSIMO da Gabriele Salvatores, registone italiano che è già di per sé una garanzia!
ecco il trailer



La Solitudine dei Numeri Primi, di Paolo Giordano, un mega cervellone laureato in Fisica Teorica (cos'è?? -.-') che evidentemente sa anche scrivere libri stupendi oltre che formule impossibili sulle lavagne...!

e infine Stabat Mater, di Tiziano Scarpa, forse dei tre il più complesso e profondo (magari non è consigliabile d'estate sotto l'ombrellone, non è la classica "lettura leggera") ma ugualmente bello...

A questo punto che dire...buona lettura a tutti!

PS: una cosa ancora mi sfugge del Premio Strega...in cosa consiste esattamente il Premio?...una fornitura a vita di liquore Strega??...AAAAAAARGH! XD

Elisa

sabato 24 aprile 2010

Assignment 6, seconda parte: HUMOUR AND JOY FIRST!

...Avete presente il mio ultimo post? Quello dove ho fatto chiaramente intendere che sono molto più vicina allo zoccolo duro di quanto io stessa creda?? Ecco...nel cercare di adempiere alla mia promessa - ovvero di impegnarmi sul serio a capire come funziona PubMed e a trovare qualcosa di bello ed interessante da condividere - mi sono subito e inesorabilmente dovuta scontrare con questa triste realtà. E non è affatto bello, ve lo garantisco -.-' !

All'inizio non sembrava male, in fondo i motori di ricerca si assomigliano un pò tutti...ma subito mi sono bloccata! ...COSA CERCARE?? Qualcosa di scientifico che possa essere utile anche per i prossimi (molto prossimi T.T) esami...oppure qualche curiosità interessante...ma cosa??
Difficilmente mi capitano vuoti di memoria del genere...quindi sono rimasta per un pò inebetita davanti allo schermo digitando parole a caso nello spazio di ricerca...e qui mi è saltato agli occhi, tra i tanti, il risultato "clown therapy", insieme a molte altre parole chiave decisamente più altisonanti in un motore di ricerca medico...e mi è tornato alla mente anche l'incontro con i ragazzi di M'Illumino d'Immenso...

A questo punto perché non provare?

Cerca cerca tra i moltissimi articoli presenti sull'argomento, ho scelto di proporvi quello scritto da Patch Adams in persona, che forse è il più esplicito, già a partire dal titolo: HUMOUR AND JOY:THE ORIGINATION OF CLOWN THERAPY che sicuramente vi piacerà!

Due parole sono da sottolineare: love strategy! Non è da poco usare la parola strategy insieme a love; in fondo la strategia ci richiama alla mente il calcolo freddo e ponderato che caratterizza la guerra, o la vendetta...mentre l'amore è un pò per tutti emozione, impulso, passione, senza una visione obiettiva e razionale...

Mettere insieme le due parole significa rovesciare il senso comune dell'amore e fare né più né meno quello che Gandhi ha fatto in India: usare l'amore e la non violenza con tattica, attraverso (per citare l'articolo di Patch Adams) "considerazioni ponderate" che conducano pacificamente ad un obiettivo finale...
Come dice Adams, "la guerra è più un qualcosa di viscerale", qualcosa che risponde all'odio e che, per quanto possa essere "calcolato", non porta mai ai risultati che ci si era prefissati...

Dà da pensare, no? Ognuno di noi è sopraffatto ogni giorno dalle emozioni più diverse, che finiscono per renderci irritabili, nervosi e negativi anche davanti alle cose belle della vita...sarebbe bello riflettere sullo spunto che Patch ci offre, per riuscire, anche nel nostro piccolo, a convogliare tutte le nostre emozioni, anche le peggiori, verso qualcosa di positivo e costruttivo, per gli altri e, di riflesso, per noi stessi...

Un invito a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, e ad impegnarci attivamente nel mondo - e chi più di noi futuri medici dovrebbe far tesoro di questo :)??

Un'ultima cosa, sempre rivolta a tutti noi "young doctors": leggiamo con attenzione il trafiletto dal titolo RECOMMENDATIONS FOR DOCTORS...riguardo al rapporto medico/paziente ci insegna più di tutto quello che ci potrebbero dire a lezione sull'argomento!

Buona lettura!
Yours
Elisa

mercoledì 21 aprile 2010

SINUHE L'EGIZIANO... "Mi hai dato da bere la Morte, Sinuhe?"

Ok ragazzi.. diciamoci la verità: il corso di Storia della Medicina tenuto dalla Lippi è piaciuto, a chi più a chi meno, soprattutto perché l'esame consisteva nel leggere un libriccino e fare una paginina di commento (non nascondiamoci dietro un dito, signori, via...).
Cercando un libro da prendere in esame mi sono imbattuto in Sinuhe, ma poi, data la mole dell'oggetto - 538 pagine - mi sono reso conto che leggerlo e recensirlo in una settimana era un'impresa improponibile, ed ho quindi cambiato meta. Ma, scosso da curiosità, ho poi deciso di leggerlo. Alla fine aveva un che di interessante il mattone. E ce l'ha.
Sinuhe l'Egiziano, opera di Mika Waltari - gli svedesi non hanno solo l'Ikea, a quanto pare - è una storia autobiografia: comincio a pensare che questo genere sia il più gradito da chi vuol scrivere di medicina o dintorni. Vabè... andiamo avanti. La trama è tanto prevedibile (nel senso buono del termine) quanto, a motivo della sua stessa prevedibilità, gradevole: il piccolo Sinuhe, forse orfano, forse indesiderato, biblicamente abbandonato lungo le sponde di un Nilo sempre pietoso con i neonati e mai con chi già è più grandicello (a quanto pare i suoi famelici coccodrilli devono considerare indigeste le ceste di vimini), viene accolto da Senmut e Kipa, un medico popolare/popolano e sua moglie, che decidono di allevarlo. Sinuhe è un bimbo dalla pelle chiara, armonico nelle forme, e cresce bene, forte. Poi viene introdotto da suo padre, chiamiamolo così, all'ambiente medico. E lì si accorge della sua vocazione. Incontra il Faraone, Akhenaton, il successore Tutankamon, il padre di Ramses, Horemheb. E proprio Akhenaton lo ribattezza, dopo una strana cerimonia rituale a seguito della morte di suo padre il Faraone (cui Sinuhe assiste in qualità di aiuto medico) "Sinuhe il Solitario". Particolare importante, per quanto esso possa apparire inconsistente.
A parte che io devo capire perché tutti i racconti di medici hanno a che fare con "diversi" che sentono la "chiamata", la "vocazione" (fondamentalmente penso che ci dipingano come degli alieni verdi) e perché tutti i medici di film e libri incontrano i peggio pezzi grossi del loro tempo, ora sarebbe interessante capire come mai questo libro è interessante. Procediamo per gradi.
  1. Analizza il periodo storico in maniera impeccabile, anche meglio del già citato Medicus che si porta appresso una caterva di errori storico-culturali agghiacciante;
  2. Si spinge oltre agli stereotipi del medico che deve salvare il mondo pena la condanna eterna e l'oppressione del rimorso per aver perso troppe vite: nessun "Oh mio Dio, avrei potuto salvarne di più" (Schindler's List e Steven Spielberg mi perdoneranno per la citazione forse crudele in questo caso) che possa dare adito a sentimentalismi o buonismi che, nella professione medica di tutti i giorni, potrebbero risultare stonati o eccessivi. Sinuhe è un medico che si rende conto, presto o tardi, che non si può soffrire per tutti. Non è crudeltà la sua, bensì difesa: un meccanismo di difesa che gli consente di andare avanti senza perdersi in tristi pensieri; alla base di tutto rimane un animo sensibile, che si stupisce e soffre per la crudeltà del mondo. Eppure smette di soffrire dopo un po', capendo che proprio quella sofferenza gli impedisce di essere il medico che può, in effetti, aiutare, "salvare" - volendo essere ottimista - la gente...
  3. È umano. E basta.
Non voglio dilungarmi troppo come ho fatto con Medicus: Sinuhe è un libro molto intimo, molto personale, che male si presta a interpretazioni generalizzate e generali. Ognuno deve coglierlo con la propria sensibilità, dal momento che non si tratta di fatti, ma di sentimenti. Vi lascio con una citazione, con la chiusa che l'autore sceglie sensibilmente di porre nel comporre e terminare il suo falso storico in forma di memoralia - una sorta di Res Gestae ante litteram.

~ ~ ~ ~ ~

Poiché io, Sinuhe, sono un essere umano. Io sono vissuto in tutti coloro che sono venuti prima di me e vivrò in tutti coloro che verranno dopo di me. Vibrò nelle lagrime e nel riso degli uomini, nel dolore e nel timore umani, nell'umana bontà e nella malvagità, nella giustizia e nell'ingiustizia, nella debolezza e nella forza. Quale essere umano vivrò eternamente nell'umanità. Non desidero né offerte alla mia tomba, né immortalità al mio nome. Questo è stato scritto da Sinuhe, Egiziano, che visse solo in tutti i giorni della sua vita.

martedì 20 aprile 2010

Assignment 6, prima parte

Dopo molto patire, soprattutto per il tristemente famoso esame di Anatomia che ci ha tenuto lontano per diversi giorni dal blog (come già accennava Andrea), finalmente riprendiamo stabilmente (si spera!) a tenere vivo il nostro blog con post più o meno scherzosi, a volte sciocchi altre volte più seri ma sempre espressione del nostro modo di essere e di sentire.
A distanza di più di un mese dalla creazione del blog, mi sento di fare una piccola riflessione personale su tutto ciò che è Internet, Social Networks e chi più ne ha più ne metta, riflessione stimolata in generale dai vari assignments del prof sull'argomento che troverà la solidarietà di molti altri Zoccoli Duri (o quasi ex tali) come me...Se penso che neanche un mese fa ero senza Facebook e non avevo la più pallida idea di cosa fossero i Feed (salvo poi rendermi conto che ce li avevo sempre avuti sotto agli occhi sul computer -.-"), una mia piccola vittoria sulla tecnologia l'ho ottenuta, anche se la strada è lunga...
I vantaggi li ho toccati con mano...se non altro grazie al gruppo del Cubo non rischio più di essere l'ultima a sapere le cose! Ma non solo, piano piano sto imparando ad apprezzare molte altre piccole cose che la rete offre, per esempio le innumerevoli possibilità che essa offre di trovare in un attimo qualsiasi cosa, dalle informazioni scientifiche all'attualità in tempo reale...

Voglio cogliere lo spunto offerto dall'assignment 6, cioè di cercare di capire un pò come funziona PubMed e, soprattutto, di coglierne le funzionalità più utili per le mie esigenze - che poi sono quelle di ognuno di noi "primini" di Medicina :)!
Intanto per coloro che magari non sono ferratissimi con l'inglese ho tradotto alla meglio la lettera che il prof. ha messo nell'assignment, penso che renda bene e in poche parole l'idea di cosa vuol dire oggi "conoscenza libera" (inoltre è stata scritta da cervelloni, quindi c'è da crederci XD!)

Lettera aperta al Congresso degli Stati Uniti firmata da 33 vincitori del Premio Nobel:

"Per gli scienziati che lavorano all’avanguardia della conoscenza, è fondamentale avere libero accesso alla letteratura scientifica del mondo. Sempre di più, scienziati e ricercatori da tutte le università, anche quelle finanziate meglio, trovano difficile pagare i costi crescenti degli abbonamenti alle riviste che forniscono la loro “linfa vitale”. Un notevole risultato dell’iniziativa di pubblico accesso NIH è che un ammontare crescente di conoscenze scientifiche sono state rese accessibili gratuitamente a coloro che hanno bisogno di usufruirne e, attraverso internet, la diffusione di queste conoscenze è ormai semplice.
La “clientela” di questa conoscenza non è solo un gruppo esoterico di scienziati e ricercatori universitari che stanno spingendo avanti le frontiere della conoscenza. Sempre di più, studenti delle scuole superiori che devono preparare il loro “bagaglio di conoscenza scientifica” hanno bisogno di accedere a questo materiale, così da sentire a loro volta il brivido della ricerca. Gli insegnanti che tengono le lezioni hanno bisogno a loro volta di accedere alla scienza più aggiornata, per integrare i libri di testo inevitabilmente obsoleti. Soprattutto, il pubblico laico vuole essere informato sulle scoperte della ricerca che possono essere pertinenti alle diagnosi del loro stato di salute e alle modalità di trattamento terapeutico.
La letteratura scientifica è il nostro patrimonio comune. È stato messo insieme grazie all lavoro diligente di centinaia di migliaia di scienziati ricercatori, e i risultati sono essenziali per il proseguimento della scienza. Le scoperte della ricerca che possono condurre a nuovi trattamenti per la terapia, a diagnosi migliori o ad applicazioni industriali innovative dipendono completamente dall’accesso non tanto alla letteratura specializzata, quanto piuttosto a tutta la letteratura pubblicata. Un piccolo risultato in un settore combinato con un altro risultato di un settore assolutamente senza rapporti col primo spesso fa sì che il momento dell’ “eureka” conduca ad un progresso scientifico innovativo. L’accesso pubblico rende possibile tutto questo."


Spero che sia stata fonte di riflessione...a breve vi farò sapere anche i miei risultati con PubMed!

Elisa

lunedì 19 aprile 2010

MEDICUS...un giorno saremo hakim, miei cari colleghi...

Buongiorno mondo.. dopo un po' di tempo eccoci qua..

In un altro post l'Eli vi spiegherà i motivi reconditi e nascosti per cui abbiamo taciuto per così tanto tempo. Il mio compito è quello di rendervi edotti circa un libro (infondo, ragazzi, per questo ci eravamo proposti) che ho letto recentemente e che, a quanto pare, molti altri in facoltà hanno letto.

Medicus di Noah Gordon.

Narra, per chi non lo conoscesse, la storia di Rob. J. Cole, un bambino della Londra dell'anno 1000 che, improvvisamente orfano, viene "adottato" (o forse sarebbe meglio dire acquistato) da un cerusico che decide di farne il suo assistente. Ora, c'è una cosa che rende Rob diverso dagli altri: il bambino ha la capacità innata e, in tutta verità, spaventosa, di percepire - come fosse una sensazione, un brivido - la presenza della vita negli altri. Si accorge per la prima volta di questo suo "potere", di questo suo dono - come anch'egli è solito chiamarlo per tutta la durata della sua vita - quando, la madre morente di parto, stringe le mani di lei e avverte l'essenza vitale della donna che lo aveva generato scivolare via.

Il bambino si spaventa, ha paura, non è pronto a sostenere un simile peso. Ma con l'andare del tempo e frequentando il cerusico Barber, Rob si rende conto che per lui, il dono, altro non è che l'indizio più evidente di quella che sovente chiama la "sua vocazione": cristiano cattolico di una fede acerba, incolta, abbandonata alla morte della madre e mai più nutrita - girovagare per tutta l'Inghilterra su un carrozzone rosso assieme ad un barbiere / chirurgo / giocoliere / prestigiatore / truffatore non è certo una condizione che possa consentire ad un animo infantile di crescere nelle comodità della fede e dell'istruzione, dopotutto - Rob a volte si rivolge a Dio, in cerca di aiuto o di risposte, ora per capire il perché delle sue capacità, ora per implorare di incontrare di nuovo i fratelli separati da lui al momento della morte del padre.

In un quadro politico movimentato, che ben evidenzia, per quanto sullo sfondo, una situazione di totale impotenza del giovane davanti alle brutture del suo tempo, Rob non perde la speranza di poter un giorno diventare un medico, un vero medico. E per farlo si dimostra disposto a tutto, perfino a viaggiare fino alla Persia, a Ispahan, sede della madrassa e "regno" del Principe dei Medici, Abu Ali at-Husain ibn Abdullah ibn Sina: quello che la Lippi ci ha più volte rammentato come Avicenna (potremmo stare ore a capire come e attraverso quali passaggi fonetici Ibn Sina diventi Avicenna, ma mi sa che ci perderemmo in un mare da cui poi sarebbe difficile uscire). E in Persia ci arriva, fingendosi ebreo, comprandosi il viaggio con le sue capacità, innamorandosi ed essendo pronto pure a rinunciare alla sua Mary pur di non perdere la sua unica occasione.

Tralasciando ora tutto il resto della trama (per chi non avesse letto il libro Wikipedia offre, al seguente indirizzo - http://it.wikipedia.org/wiki/Medicus_(libro) - un ottimo riassunto della trama) vorrei parlarvi di un punto molto toccante ed interessante della storia, ovvero del primo incontro di Rob col suo maestro.

Per noi che speriamo un giorno di essere medici questa pagina offre, pur non essendo un testo della "letteratura medica ortodossa" ed in tutta la sua semplicità, un eccellente spunto di riflessione. Al termine del suo quotidiano giro tra i pazienti, il vecchio e saggio Ibn Sina si avvicina al letto di un paziente molto malato che, diversamente da altri affetti da una patologia simile, non accennava segni di miglioramento nonostante gli venisse somministrata la corretta terapia. Ibn Sina, interrogati i suoi studenti, un po' come farebbe un moderno medico con i suoi specializzandi, Ibn Sina si rivolge direttamente al paziente. Ecco lo stralcio:

~ ~ ~ ~ ~

Ibn Sina indicò il paziente. «Parlateci di costui, Askari.»

«È Amahl Rahin, un cammelliere che si presentò in ospedale tre settimane fa accusando forti dolori alla parte bassa della schiena. Sulle prime pensammo che si fosse ferito alla spina dorsale mentre era ubriaco, ma presto il dolore si estese al testicolo destro e alla coscia destra.»

«E le urine?» Chiese il Maestro.

«Fino al terzo giorno erano limpide, di color giallo chiaro. La mattina del terzo giorno rilevammo tracce di sangue e quello stesso pomeriggio espulse sei calcoli urinari, quattro simili a granelli di sabbia e due delle dimensioni di piccoli piselli. Da allora non ha più avuto dolori e le urine sono tornate limpide, ma il paziente di rifiuta di ingerire cibo.»

Ibn Sina aggrottò le soptacciglia: «Cosa gli avete offerto?»

Lo studente sembrava sorpreso. «Il solito vitto. Pilah di diversi tipi, uova di gallina, carne di montone, cipolle, pane... non vuole toccare niente. L'intestino ha smesso di funzionare, il polso è più debole ed egli diventa sempre più fiacco.»

Ibn Sina annuì col capo e lo gaurdò. «Di cosa soffre, allora?»

Un altro dei praticanti si fece coraggio. «Penso, Maestro, che il suo intestino si sia contratto, bloccando il passaggio degli alimenti. Avvertendo tutto questo, il malato rifiuta il cibo.»

«Grazie, Fadil ibn Parviz» disse il Maestro con gentilezza. «Ma in tal caso il paziente mangerebbe, vomitando poi il cibo.»

Attese ancora, ma poiché non vi furono altre osservazioni, si avvicinò all'uomo sul giaciglio.

«Amahl» disse «sono Husayn, il dottore figlio di Abd-Ullah che era il figlio al-Hasan, figlio di Ali che era figlio di Sina. Questi sono miei amici e vorrebbero essere anche vostri. Da dove venite?»

«Dal villaggio di Shaini, Maestro» sussurrò l'uomo.

«Ah, un uomo di Fars! Ho trascorso dei bei giorni a Fars. I datteri delle oasi di Shinai sono grandi e dolci, non è vero?»

Lacrime spuntarono negli occhi di Amahl, che in silenzio annuì.

«Askari, adesso andate a pretendere datteri e una tazza di latte caldo per il nostro amico.»

Il cibo richiesto fu portato e dopo breve tempo medici e studenti osservarono l'uomo che iniziò a mangiare con voracità.

«Piano, Amahl. Piano, amico mio» lo ammonì con dolcezza Ibn Sina. «Askari, provvedete voi a cambiare la dieta del nostro amico.»

«Si, Maestro» assicurò l'ebreo andandosene.

«Bisogna tenere presente, quando si curano gli ammalati, che essi vengono a noi, ma non sono uguali a noi e spesso mangiano cose diverse dalle nostre. I leoni non gradiscono il fieno anche se vanno dalle mucche.»

Ibn Sina guardò severamente gli uomini raccolti intorno a lui. «Non li spaventiamo, signori. Spesso non riusciamo a salvarli, talvolta la nostra cura li uccide. Cerchiamo almeno di non farli morire di fame!»

Il Principe dei Medici si allontanò tenendo le mani dietro la schiena.

~ ~ ~ ~ ~

Ora, senza voler peccare di superbia, o di vanagloria, credo che questo debba essere una spinta ed uno spunto (giochetto di parole ignobile) per noi che vorremmo un giorno vantare il titolo di hakim, medici. Teniamo sempre presente cosa, anzi, CHI abbiamo di fronte, in modo da non dimenticarci mai che siamo persone, che siamo di carne e che abbiamo fatto la scelta coraggiosa - folle forse, ma per certo coraggiosa - di essere medici, di aiutare gli altri a guarire, a star meglio. E se un giorno avremmo a che fare con un problema troppo grande per noi, o che metterà a dura prova la nostra capacità di giudizio o di agire, basterà, forse, ricordare che davanti a noi c'è uno come noi che si fida di noi.

Spero di esservi stato d'aiuto. Spero che questo mio intervento enorme non vi abbia annoiato. E spero che tocchi in voi le stesse corde che ha toccato in me.

Andrea